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The Shallows aka agosto: squalo mio non ti conosco

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Se oggi ti dicono che nel film che stai per vedere c’è uno squalo, sei già pronto a gettarti negli occhi del collirio ironicissimo che riesca nella difficile impresa di metterti di buon umore e farti sopportare l’ennesima visione la cui cosa migliore è nettamente il titolo. Non so esattamente quando s’è deciso definitivamente e insindacabilmente che “squalo = risate a denti stretti”, ma ormai è dura lex, sed lex. Penso che, oltre alle ovvie responsabilità della Asylum, facendo un discorso più generale esteso a tutti quei film che possiamo riassumere con la formula “minaccia acquatica”, la colpa sia da dare agli effetti speciali pacco.

Oddio, ma è tutto fintooooooo!

Oddio, ma è tutto fintooooooo!

I vari Blu Profondo, Anaconda, Lake Placid sono lì a dimostrarlo. Verso la fine del secolo scorso la pericolosità de Lo Squalo s’è sgretolata di fronte a effetti digitali non adatti che avevano il difetto di essere utilizzati a sproposito per voler far vedere troppo, quando in realtà avevamo già capito quarant’anni fa che il segreto era proprio nel vedo non vedo. Un po’ come disse un’ispiratissima Manuela Arcuri, intervistata da non ricordo quale tg di non ricordo quale rete mediaset a proposito del suo calendario per non ricordo quale rivista. “Ho deciso di fare una cosa artistica, un po’ vedo e non vedo!”. E nel frattempo, con tempismo perfido ma arguto, la regia manda una fotografia tratta dal suo calendario in cui la Arcuri, nuda, ha una tetta mezza coperta da una maglietta trasparente. ‘na tetta sì, ‘na tetta no. Vedo non vedo.

Dall'account instagram di Blake Lively che - giuro - guardo solo per documentarmi...

Dall’account instagram di Blake Lively che – giuro – guardo solo per documentarmi…

La storia è nota ai più, no? Spielberg fece costruire vari modelli di squalo per il suo film, ma visto che poi – una volta inquadrati – risultavano evidentemente posticci, decise di far vedere il meno possibile il suo Mostro, almeno fino allo showdown, limitandosi ad evocarne la presenza con la iconica pinna e poco altro. Se in un film il tuo mostro non è mai credibile a causa di eccesso di pixel o di plastica, c’è poco da fare: non funziona. Ed è per questo che a parte pochi rarissimi esempi i film con le minacce acquatiche notevoli su contano sulle dita di una mano. Con queste premesse che il nostro amico Jaume Collet-Serra, l’uomo che più di tutti ha sfruttato il talento di Liam Neeson per stare al telefono negli action movie, ha deciso di girare The Shallows, titolo originale di quello che da noi esce come Paradise Beach – Dentro l’Incubo. Che, togliamoci subito il pensiero, è come il titolo italiano promette: una bella puttanatona estiva piuttosto divertente.

"tienimi forte la mano, figliola: senti lo spirito della puttanatona!"

“tienimi forte la mano, figliola: senti lo spirito della puttanatona!”

Protagonista del film è Blake Lively, turista americana in Messico alla ricerca di una spiaggia pazzeschissima per fare surf, scoperta anni prima dalla madre appena morta di tumore. Blake ha una serie di vecchie fotografie dell’epoca, ha sentito mille volte quei racconti, per cui gira come una pazza per il Messico più selvaggio alla ricerca di quel posto magico. Finalmente lo trova e qui capiamo delle cose molto importanti: Blake è “scappata” da tutto e tutti dopo la morte della madre. La ragazza è sconvolta e forse ha anche perso la voglia di lottare, di reagire, quella caratteristica che è sempre stata sua e di mammà. Capiamo anche che Blake è una signora rompetti bella e buona, che studia medicina e che doveva essere lì con una sua amica che invece è a letto con un hangover e forse pure un manzo conosciuto la sera prima. Capiamo, e forse questo è il dato più importante, che Jaume Collett-Serra (o la seconda unita) sanno da fare delle riprese da paura su Blake che surfa like a boss, alternando per altro inquadrature al culo e alle tette dell’attrice. Dieci minuti straordinari. E poi, dopo due o tre accumuli di tensione fake, di quelli che servono a farti capire che prima o poi succedere qualcosa (e la smetteranno di indugiare sul fisico della Lively), accade quello che deve accadere. La ragazza rimane da sola, si spinge un po’ troppo in là (va vicinissimo a una balenottera morta…) e finally arriva lo squalo.

Riassunto dei dieci minuti più interessanti del film

Riassunto dei dieci minuti più interessanti del film

The Shallows è una puttanatona estiva piuttosto divertente (l’ha già detto!) che ha due meriti evidenti: 1) è in grado di saper aspettare, suggerire piuttosto che voler mostrare tutto subito, 2) quando decide di far vedere, svelare, ha dalla sua un buon digitale e non una poverata fatta con il sempre ottimo Spectrum 48k a due colori. Poi, ma quello già lo sapete, Jaume Collet-Serra è un pochino zarro e riempie il suo film di cose inutili come le schermate dello smartphone della Lively a pieno schermo, inserisce delle meduse in digitale a casaccio, ci fa vedere l’orologio in un angolo dello schermo per farci capire come funzionano le maree, mette in atto un piano per sconfiggere lo squalo che non ho capito neanche dopo uno schemino e un grafico a torta fatto da un mio amico appena usciti dalla sala… Ma sono tutte cose che non tolgono divertimento a un film piacevole che scorre via bel fresco come una bibitina bevuta sotto il sole cocente d’agosto. Who can ask for anything more? 

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DVD-quote:

“Gravity con lo squalo e senza Sandra Bullock”
Casanova Wong Kar-Wai, i400Calci.com

>> IMDb Trailer

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